domenica 1 luglio 2012

Il lungo viaggio



Uno dei viaggi più faticosi della mia vita!
4 ore di pullman per arrivare a Roma sono state una bazzecola in confronto al resto! Fortunatamente mi sono incontrata con mia cugina S. che non solo mi ha fatto compagnia fino alle 2,30 di notte, ma mi ha anche accompagnata all’aeroporto!
L’inizio del travaglio: dovevo aspettare almeno 5 ore prima dell’apertura del check-in. Le panchine scomodissime per dormire (solo più tardi sono salita sopra e ne ho scoperte altre migliori), ma troppo stanca per mettermi a leggere.
Due chiacchiere con una signora siciliana, un medico che stava andando in Africa, mi hanno fatto passare un paio d’ore. Già dalle 3,30 l’aeroporto ha iniziato ad animarsi, così verso le 5 ho cominciato a passeggiare in lungo e in largo, sopra e sotto, col mio carrellino carico di bagagli.
Finalmente l’ora del check-in, le 7,10. Ero preoccupata per i bagagli, di dover pagare il sovrapprezzo, invece fortunatamente quei 2 kg in più nel totale non me li ha fatti notare, né tantomeno pagare. Riguardo al bagaglio a mano, con Lufthansa avevo disponibilità fino a 8kg che escluso il pc neanche raggiungevo, più la borsa a tracolla che me l’ha considerata borsa personale. Insomma con i bagagli tutto ok, ma il peggio doveva ancora venire. MAI PIU’ BAGAGLIO A MANO SENZA ROTELLE! Già la mia tracolla era piuttosto pesante, ma trascinarmi quel borsone per ore è stato sfiancante oltre il mio limite! Pesava quasi 10kg!
Il volo Roma-Francoforte è stato una passeggiata, ho dormito quasi sempre e mi ero scelta un posto vicino al corridoio in modo da potermi "sbracare" un pò. Inoltre i braccioli “mediani” tra i sedili si potevano alzare, quindi non ero troppo compressa. (NOTA PER IL LETTORE: sono obesa quindi molto voluminosa nella zona sedere-cosce, troppo per certi sedili) Ci hanno servito un ottimo snack: una specie di mini-prezel spalmato con burro all’interno (o era formaggio tipo Philadelphia?). A Francoforte ho aspettato solo un’ora prima di potermi recare al gate, ma poi è stata una bella trafila di controlli. Mi hanno fatto aprire la borsa, togliere gli stivali e passato addosso quella palettina/metal-detector. Mi sembrava strano dovermi presentare al gate alle 14,00 quando il volo era alle 15,15, ma poi ho capito il perché. Prima di tutto i cittadini non canadesi dovevano passare da un altro sportello per un controllo dei documenti più approfondito. Una volta seduti in sala d’aspetto poi, una signorina ci chiamava ad uno ad uno, (non ho capito se la scelta era random o toccava a tutti)  ci pesava i bagagli a mano e ci faceva pagare il sovrapprezzo. Purtroppo ero troppo intontita e confusa per capirlo in tempo e trasferire qualcosa nella mia borsa personale, così ho dovuto pagare. Stava per farmi pagare 80€ ma mi sono ricordata in tempo del PC, che infatti non viene considerato (probabilmente nemmeno il cavo e l’hard disk esterno, ma ero troppo rinco per ragionarci al momento) così alla fine ero solo a 7kg e ho pagato “solo” 20€. Simpatici tedeschi.
Salita sull’aereo altra bella scoperta: il mio posto era il penultimo in fondo e dalla parte del finestrino. Ciò voleva dire che mi sarei presa tutti gli sballottamenti della coda e per alzarmi avrei dovuto ogni volta far scomodare la persona accanto a me. Sedendomi  capii quanto sarebbe stato terribile quel viaggio: ero compressa peggio che mai e il bracciolo “mediano” non solo non si alzava, ma mi perforava il cosciotto!  Se c’era un buon momento per farsi venire un attacco di panico era quello, al pensiero di passare 12 ore in quello stato! Fortunatamente o le pilloline per dormire (roba da erboristeria, nulla di strano eh) hanno fatto effetto anche su quello, o quegli attacchi sono davvero un ricordo ormai. Quando si è avvicinata la hostess le ho spiegato che stavo troppo stretta e chiesto se fosse possibile sedersi in un sedile libero che vedevo laggiù. Lei mi ha risposto che quelli erano i sedili per l’equipaggio, e con un gran sorriso gentile ha detto che avrei potuto sedermi nella comfort class… se avessi pagato 100€ (o erano 200€?). Sempre più simpatici questi tedeschi….
Fortunatamente ho dormito per circa 3/4 del viaggio, a più riprese, e accanto a me c’era una ragazza sui 20 anni (che disegnava benissimo) che gentilmente si alzava ogni qualvolta glielo chiedevo, non mi era di troppo imbarazzo disturbarla.  In ogni caso è stata una vera tortura quel viaggio: quando in hotel mi sono spogliata avevo degli enormi lividi all’altezza dei braccioli maledetti!
Vancouver International Airport
Appena scesa dall’aereo dimenticai tutta quella tortura, rendendomi conto che ERO LI’! L’avevo fatto davvero, ero in Canada!! Ero talmente emozionata che quasi dimenticavo di andare in bagno (sull’aereo mi era praticamente impossibile). Fortunatamente mi resi conto della fila alla dogana e provvedetti prima di imbottigliarmi nel serpentone umano. Già sull’aereo ci avevano consegnato un modulo da compilare per la dogana, con i dati personali, solite domande su armi e cose simili, e motivo e durata della permanenza; decisi di scrivere 90 giorni, una via di mezzo. Dopo circa mezz’ora di coda eccomi davanti ad una poliziotta che mi fece qualche domanda. Solo allora cominciai ad avere il sospetto di aver forse sopravvalutato il mio inglese. Scrisse dei numeri sul modulo che le avevo consegnato insieme al passaporto e mi avviai al recupero bagagli. Dopo averli caricati su un carrello, come tutti mi recai all’uscita di quella zona mostrando il suddetto cartoncino al poliziotto di guardia che però, invece di indicarmi la stessa via degli altri, mi inidcò un’altra strada. Mi ritrovai a dover entrare in uno stanzone per i controlli doganali, dove c’erano già una ventina di persone in attesa in coda, ma pochissimi poliziotti al lavoro. Dopo 10 minuti nulla si era mosso e i poliziotti ancora parlavano o controllavano le stesse persone di quando ero entrata. Capii che la cosa sarebbe stata interminabile ed ebbi un altro moto di disperazione. Avevo sete, ero stanchissima e volevo solo andare in albergo e fare una doccia. Vedevo la gente esaminata dagli agenti che veniva fatta entrare in una stanza, poi riportata al punto di partenza e trattenuta ancora con altre discussioni, ad alcuni facevano aprire e svuotare i bagagli. Quando finalmente riuscii a procurarmi una bottiglietta d’acqua (cosa non semplice se arrivi in un altro stato con banconote della loro moneta, ma nessuno spicciolo per la macchinetta!) e a sedermi, mi calmai e accettai l’inesorabilità di quell’ultimo ostacolo sul mio tragitto. Rimasi in coda in quella stanza per più di due ore, tra gente di etnia soprattutto cinese, a chiedermi se il problema era stato l’aver scritto 90 giorni sul modulo. Probabilmente era così, perché quando finalmente toccò a me, il poliziotto mi trattenne al massimo 5 minuti. Mi fece le solite domande, gli spiegai che avevo abbastanza soldi per mantenermi per quel periodo e che avevo affittato un cottage e quando gli mostrai la ricevuta della prenotazione mi lasciò andare.

Aspettando la navetta per l'albergo
Finalmente libera! Finalmente potevo godermi l’emozione di essere a Vancouver! E nonostante tutto quel travaglio, l’emozione riaffiorò non appena misi piede all’esterno dell’aeroporto. Quella che vedevo in realtà era Richmond, ma non faceva alcuna differenza: il lungo viaggio era finito e ora iniziava la mia nuova vita!

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