lunedì 23 luglio 2012

What a mess in my mind!

Oggi mi sento così confusa e irrequieta! Sento di dover prendere così tante decisioni, fare tante scelte più o meno decisive, anche scegliere cosa mangiare per cena mi risulta difficile oggi! Ho pensato che cercare di scrivere, di schematizzare un pò possa aiutarmi. La mia solita mania di tenere tutto sotto controllo, ecco perché non riesco a lasciarmi andare al "chi vivrà vedrà"!
Una cosa è certa, a fine agosto me ne andrò da questo cottage. Il punto è dove? Rimango nella zona a godermi ancora un pò la provincia e la tranquillità? Oppure mi riavvicino a Vancouver? Mi metto a fare qualche lavoretto subito o me la godo ancora per un pò? Se me la godo fino a settembre, poi mi cerco un lavoro impegnativo o qualcosa tipo part-time?
Certo, prima mi metto a lavorare meglio è per le mie finanze, ma il mio scopo non era venire qui per rimettermi a fare la cameriera. La mia idea era di venire qui per cambiare vita, per fare un'esperienza che possa aiutarmi a trovare me stessa, per seguire i miei (bi)sogni. Quello che desideravo era una casetta tranquilla, fare i miei lavoretti in casa come cucinare, cucire, ecc. e vendere i miei "manufatti". Mi rendo perfettamente conto che è un'utopia, ma almeno per un pò potrei provarci...? Non lo so, davvero non lo so. Adesso la cosa più sensata da fare sarebbe tornare in città e mettermi a lavorare. Ma fare la cosa "giusta", fare ciò che è più "conveniente" è proprio quello da cui sto fuggendo, ciò da cui mi sentivo privata della mia libertà di seguire il mio vero istinto, quello che veramente voglio. Ma cos'è che voglio veramente? Per favore qualcuno me lo dica, perché io non lo so!
Vorrei non avere questa fretta di capire, questa smania di far chiarezza dentro di me. So perfettamente che certe cose pian piano vengono fuori senza forzarle, o magari ti si rivelano da un momento all'altro come se qualcuno sollevasse una tendina e puoi finalmente capire cosa c'era dietro. Ma tutto questo purtroppo cozza terribilmente con la mia mania del controllo.
Uff! Com'è difficile essere me!

lunedì 16 luglio 2012

Un pò di cultura non mi fa male!

Continuo con il racconto dei miei giorni a Vancouver. Venerdì 22 giugno sono stata a Granville Islands e al museo antropologico.
Granville Island è un pezzettino di terra, quasi un'isola appunto, tra la grande Vancouver e il West End. E' considerata il cuore culturale e artistico della zona. Ci sono infatti un sacco di negozietti di artigianato artistico e non, e un grande mercato coperto. Il mercato è qualcosa di eccezionale: è come fare un giro del mondo gastronomico (ma non solo)! Ci sono rivenditori da qualsiasi parte del mondo. Una parte è dedicata alla ristorazione, ci sono quindi tanti piccoli stand dove poter mangiare cinese, italiano, messicano, tahilandese ecc. Davvero un posto ricco di fascino! Seguendo la mia regola di non mangiare mai italiano all'estero, ho preso una scodellina di spaghetti cinesi con verdure e pollo e me ne sono andata a mangiare fuori sulle panchine vista mare, vista Downtown per essere precisi. Un'altra cosa simpatica (che successivamente ho notato anche in altri animali) è che c'erano gabbiani ovunque, vicino al mercato e alla spazzatura, assolutamente non curanti delle persone.
MOA - Museum of Anthropology si trova all'interno del campus universitario della UBC. Non ho mai visto un campus americano, né tantomeno ho mai frequentato un ateneo italiano, ma questo è qualcosa di immenso. E' come un paese e sé stante, con ristoranti e ospedale, in cui il verde, prati e alberi, la fanno da padrone, e quà e là ci sono gli edifici. Ovviamente ci sono anche autobus interni per spostari proprio per la vastità del territorio. Dal terminale dell'autobus urbano me la sono fatta a piedi fino al MOA e ho dovuto consultare più volte la piantina. Inoltre stava piovendo quindi sono arrivata a destinazione completamente zuppa. Fortunatamente il museo è molto moderno ed è dotato di appendiabiti gratuito e di armadietti a moneta, nei quali ho riposto lo zaino e appeso giubbino e maglia sperando che nel frattempo si asciugassero. Dopo essermi seduta a riposare in caffetteria a sorseggiare qualcosa di caldo, mi sono avventurata all'interno del museo. Non sono una studiosa ma l'ho trovato comunque molto interessante, peccato che ero già troppo stanca per concentrarmi nella lettura delle varie spiegazioni dei reperti, quindi mi sono limitata a leggerne più che altro provenienza e periodo. Ci sono oggetti da tutte le culture del pianeta, con predominanza naturalmente di quelle nord-americane. Dai piccoli gioielli o utensili a grosse canoe e imponenti totem, ma anche abiti, maschere rituali e statuine sacre. Anche qui un giro del mondo attraverso le culture e i secoli.
Dovrebbero essere una sorta di campane...
Un'altra nota divertente: la gente continua a chiedermi informazioni. Già in Italia mi succedeva spesso, anche quando ero fuori dalla mia città, che la gente si rivolgesse a me tra tanti, anche se ero in compagnia sceglievano me, per chiedere informazioni. La cosa accade anche qui! Ho iniziato ad esserne consapevole all'uscita del museo, alla fermata del bus, man mano che arrivavano le persone, chiedevano a me se era il bus giusto ( a me!!). Forse sembro un'universitaria e la cosa mi farebbe piacere, ma non è accaduto solo lì!
Le cose sono due: o sembro così sicura di me che dò l'impressione di essere una del posto, o la mia corporatura "paciocca" trasmette sicurezza alla gente. In ogni caso trovo la cosa molto buffa e di solito spiego che anche io non sono del posto, qualche volta però mi cimento in spiegazioni e chissà dove mando i poveri malcapitati!

domenica 15 luglio 2012

Acronimi

http://www.acronymfinder.com/

Questo link mi ha davvero semplificato la vita! Leggendo gli annunci di case o auto si trovano un sacco di sigle come OBO, n/s, w/d che mi facevano diventare matta. Finalmente sto iniziando a capirci qualcosa!

sabato 14 luglio 2012

I miss...

14 luglio 2012
Kara
Ho sognato che ero non so dove con mia mamma e le dicevo che mi mancavano Zorro e Kara, i miei adorati mici, e lei mi diceva "Te li ho portati" e indicava un angolo della stanza. C'era una coperta che copriva, l'ho tolta e sotto c'erano due trasportini. Li ho aperti e ne sono usciti tanti micini piccoli. Ho guardato mia mamma per chiedere spiegazioni e lei ha risposto "La signora non me li ha fatti prendere, scegli qualcuno di questi!" e io "Ma io non voglio dei gatti, i voglio i miei! Voglio Zorro e Kara!". Non ricordo altro.

Zorro
Oddio quanto mi mancano, non posso pensare che c'è il rischio che non li riveda mai più. Se penso quando a dicembre tornerò in Italia e li andrò a riprendere, se la signora mi proibirà di riprenderli e portarli con me, temo che non ce la farei a lasciarli ancora. Non pensavo si potessero amare tanto gli animali.

Ho sognato anche di essere al cinema. Sta cominciando ad essere un sogno ricorrente, cinema o teatri... Chissà cosa significa...

venerdì 13 luglio 2012

Primo impatto - 21 giugno 2012

Seguendo il consiglio dei favolosi ragazzi del Diario da Vancouver, ho scelto un hotel ( Travelodge ) che avesse navetta gratuita dall'aeroporto e wi-fi gratis. E' stato un grande consiglio da parte loro, poiché prima di partire non ci stai a pensare, non ti rendi conto, ma queste sono cose secondo me fondamentali per i primi giorni, oltre naturalmente a un letto e un bagno puliti! Dopo quel viaggio estenuante sapere che c'è qualcuno che ti viene a prendere all'aeroporto, ti carica i bagagli e ti lascia davanti alla reception dell'albergo è veramente impagabile. Ora che ci penso, non ho dato la mancia all'autista, e lui sì che se la meritava!
Avere la connessione internet è altrettanto importante, non solo per chiamare casa e assicurare tutti che sei tutta intera (comprovando la cosa mostrandoti in web-cam naturalmente), ma per organizzare la tua visita alla città esplorando le mappe, consultare orari e tragitti dei bus (capire da quale lato della strada devi prenderlo!), orari dei punti di interesse come cinema, musei ecc. Insomma la rete è una grande risorsa, non so come facevamo prima! In effetti lo so, poiché non sono proprio di ultima generazione, e ricordo i miei avventurosi viaggi a Londra, ma questa è un'altra storia!
Tornando al mio racconto, arrivata in albergo salii immediatamente ad esplorare la mia stanza: era molto carina e pulita e la tentazione di buttarmi sul letto fu grande, ma erano circa le 19,30 se avessi dormito subito mi sarei scombinata gli orari. Ridiscesi per cenare, fortunatamente quasi tutti gli alberghi dei dintorni hanno un ristorante e al mio hotel c'era questo http://www.thepantry.ca/ delizioso, e non troppo costoso mi è sembrato.
Il mattino dopo ci sono tornata per regalarmi una bella colazione tradizionale: pancakes!
 Dopo il breakfast mi sono messa in marcia. La prima cosa che dovevo fare era andare ad informarmi per il noleggio di un'auto. Avevo bisogno di un'agenzia che fosse presente non solo a Vancouver, ma anche a Creston, così da avere la possibilità di lasciare l'auto lì e non essere obbligata a tornare indietro. Ho cercato on line, ho guardato bene la mappa dove si trovava il posto per capire dove sarei scesa con l'autobus e che tratto avrei dovuto fare a piedi. Insomma tutto programmato. Eccetto che non ho considerato da quale parte della strada dovessi prendere il bus!! Dopo 3 o 4 fermate ecco il capolinea e non era affatto la giusta direzione!
Posso usare come attenuante il fatto che sono molti anni che non viaggio da sola in una grande città straniera? Cavolo più di 10 anni fa me la cavavo benissimo da sola a Londra! Ero solo un pò arrugginita, su! Mi devo biasimare anche per il fatto che avevo sopravvalutato il mio inglese, lì per lì non sono stata nemmeno capace di chiedere all'autista (anche perchè non mi ricordavo più il nome della strada!)
Fortunatamente non lontano, all'incrocio con un'altra strada, ho visto una pensilina con un paio di persone. Mi sono avvicinata prima cercando di capire sulla mappa dove fossimo, poi mi sono fatta coraggio e ho chiesto ad un ragazzo di indicarmi. Lui è stato gentilissimo, mi ha chiesto dove dovessi andare (ho risposto "in centro") e ha guardato sul suo smartphone (io non ho connessione dati) quindi mi ha indicato la sopraelevata dove dovevo prendere l'autobus per tornare indietro. Arrivata lì, di nuovo il dubbio da quale parte prenderlo? Ho aspettato per un pò alla fermata che mi sembrava giusta, poi quando è arrivata una ragazza ho chiesto a lei: no, era l'altro lato della strada, e naturalmente poco prima avevo visto passare l'utobus! Ho aspettato quasi un'ora sotto al sole quello successivo, la sera mi sono ritrovata le spalle ustionate, ma alla fine ce l'ho fatta! Fatto sta che ho perso mezza giornata per raccapezzarmi con gli autobus, e ci ho messo 2 giorni anche per capire come funzionano i biglietti! Però l'esperienza mi è servita di lezione, da allora ho sempre chiesto all'autista appena salita se il bus era quello giusto. D'altronde qui sono tutti estremamente gentili e molto disponibili.
Al car rental una ragazza che sembrava una bambolina, mi ha detto che il costo mensile è di $1100 più altri $300/400 nel caso in cui lasciassi l'auto a Creston. Non che fosse una sopresa, prima di partire mi ero informata, e proprio perché i prezzi erano così alti avevo deciso di non prenotarla e vedere al momento. Mentre andavo a prendere lo skytrain ho visto dei rivenditori di auto, così mi sono fermata a chiedere anche lì. Riguardo al noleggio, i costi erano più o meno gli stessi, così ho chiesto se avessero un'auto usata molto economica da vendermi intorno ai $2000. Nel primo posto la signora mi ha detto che facevo bene a comprarla, che non mi conveniva assolutamente noleggiarla, e mi ha fatto vedere un paio di auto su quella cifra. Nel secondo posto il signore mi ha detto che lui ne aveva una a casa da vendere a quel prezzo e che me l'avrebbe fatta vedere quella sera stessa se volevo. Ci siamo scambiati i numeri (io ho dato quello dell'albergo) e io me ne sono andata a prendere lo skytrain tutta contenta.
Non avevo una meta precisa, ed era già una certa ora, quindi era inutile mettersi in moto per qualche posto preciso come lo Stanley Park, perciò decisi di fare un giro in centro semplicemente.
Alla stazione dello skytrain ho fatto di nuovo il biglietto perché non avevo ancora chiaro il meccanismo. Mi soffermo per spiegare, almeno quello che ho capito io eh!
Lo skytrain è una ferrovia sopraelevata che unisce i dintorni di Vancouver con la città, in centro diventa sotterranea, da non confondersi però con la metropolitana che invece gira solo in centro. Naturalmente io mi sono sbagliata una volta, seguivo il colore blu chiaro, invece dovevo seguire il blu scuro! I colori aiutano a capire quale linea prendere, se si tiene a mente qualche punto di riferimento come i capolinea, il gioco è fatto. Ad esempio io per tornare in albergo dovevo prendere la blu scuro direzione Richmond. In tutte le stazioni ci sono le piantine della città, delle linee dei trasporti e delle fermate dove prendere i bus. Anche alle fermate dei bus si trovano queste informazioni, ma fuori città non in tutte le fermate, solo dove ci sono le pensiline. Nelle stazioni ci sono macchine automatiche per i biglietti (non ricordo di aver notato casse con personale umano) semplici da usare una volta che si sà quale biglietto serve. Il biglietto varia a seconda della zona, anche questa informazione la si può apprendere in stazione da una piantina. Io ad esempio per andare da Richmond in centro dovevo prendere per la zona 2, mentre se mi muovevo solo a Richmond o solo all'interno di Vancouver, bastava la zona 1. Sugli autobus c'è una macchinetta accanto all'autista che prende SOLO MONETA. La prima volta che non avevo spiccioli, l'autista mi ha detto di sedermi comunque (o almeno questo è quello che ho capito), poi ho sempre cercato di procurarmeli prima di salire a bordo oppure di comprare il biglietto alla stazione. Per lo skytrain e i bus vale lo stesso biglietto, quindi io per andare in centro a Vancouver prendevo il bus dall'albergo alla stazione quindi lo skytrain, facendo il biglietto già sull'autobus. Se non dici nulla l'autista ti fa emettere direttamente quello da zona 1, quindi dovevo precisare che mi serviva da zona 2. Il biglietto vale, se ricordo bene, 1 ora e mezza, quindi lo si può utilizzare più volte in quell'arco di tempo. Salendo sull'autobus, se si possiede già il biglietto, bisogna obliterarlo, anche se non è la prima corsa che si fa con lo stesso, così l'autista sa automaticamente che sei in regola. Ogni autobus ha all'interno un piccolo display che dice ogni volta qual'è la prossima fermata, accompagnato di solito anche dalla voce registrata, come in metropolitana insomma. Molto funzionale! Per prenotare la fermata invece non ci sono pulsanti ma una cordicella da trirare che corre vicino ai finestrini. Un'altra particolarità che ho appreso subito, è che quando si scende la gente ringrazia l'autista! Forse è anche un modo per salutare, ma per chi non è abituato è singolare sentire un piccolo coro di "thank you" mentre si scende! L'ultima nota da fare, è per i fantozziani come me: la porta davanti dell'autobus la apre automaticamente l'autista, ma quelle centrali o in fondo no, poiché servono solo per scendere e non si può salire da lì, infatti si chiudono automaticamente appena sono scesi tutti. Ma come si aprono quando si deve scendere? Non serve bussare o chiamare l'autista ( ^^;;; ) basta spingere i maniglioni, c'è anche scritto!
Tornando alla cronaca della mia prima visita a Vancouver, scesi dallo skytrain ad una fermata a caso in centro per cercare un posto dove mangiare. Era piuttosto tardi, le 15 mi pare, ma qui i ristoranti sono aperti in genere dalle 11 fino a sera  no stop, quindi qualsiasi ora va bene per pranzare o cenare! Decisi di provare il messicano, ma è un pò troppo piccante per i miei gusti!
Canada Place
Dopo essermi rifocillata, sono entrata in un 7/11 poco distante e ho comprato una cartina. Ho optato per una bella mappa plastificata dello stato della British Columbia, visto che dovevo comunque spostarmi, e anche se ho il navigatore satellitare, non si sa mai! Sul retro della cartina ci sono gli ingrandimenti delle principali città tra cui Vancouver appunto, così mi sentii abbastanza attrezzata per proseguire la mia prima gita in città. Mi sono incamminata verso nord, in direzione del Canada Place. In pratica è un grandissimo edificio che richiama la struttura di una nave da crocera. In esso ci sono numerose sale meeting dove si tengono diversi avvenimenti, negozi, ristoranti, caffè e non so cos'altro ai piani superiori! E' connesso ai livelli inferiori con lo skytrain e il terminal delle navi da crociera che si trova dirimpetto; tra i due edifici infatti c'è sempre ancorata una grosa cruise ship. Lungo il lato nord-ovest del Canada Place c'è una passerella intitolata The Canadian Trail con diverse istallazioni riferite alla storia del paese, che proprio in quei giorni erano chiuse per manutenzione o non so cos'altro (chiuse non proprio, c'era il classico nastro giallo intorno). Alla fine della passerella c'è una piccola piazzetta dove credo che di solito fanno concerti -  in quei giorni c'era un gazebo con  i manifesti di un jazz festival - e da cui si gode un ottimo paesaggio del North Shore e una veduta d'insieme dello Stanley Park. Voltandomi indietro invece vedevo lo skyline della città che con quei grattaceli ricorda vagamente le grandi città come New York, ma in realtà della Grande Mela ha ben poco. Non sono mai stata a New York ma me la immagino immensa e caotica, catapultata nel 3° millennio. Vancouver invece mi dà una sensazione più "mite", una città con tante attrattive, moderna e ben servita, ma a misura d'uomo. 

domenica 1 luglio 2012

Il lungo viaggio



Uno dei viaggi più faticosi della mia vita!
4 ore di pullman per arrivare a Roma sono state una bazzecola in confronto al resto! Fortunatamente mi sono incontrata con mia cugina S. che non solo mi ha fatto compagnia fino alle 2,30 di notte, ma mi ha anche accompagnata all’aeroporto!
L’inizio del travaglio: dovevo aspettare almeno 5 ore prima dell’apertura del check-in. Le panchine scomodissime per dormire (solo più tardi sono salita sopra e ne ho scoperte altre migliori), ma troppo stanca per mettermi a leggere.
Due chiacchiere con una signora siciliana, un medico che stava andando in Africa, mi hanno fatto passare un paio d’ore. Già dalle 3,30 l’aeroporto ha iniziato ad animarsi, così verso le 5 ho cominciato a passeggiare in lungo e in largo, sopra e sotto, col mio carrellino carico di bagagli.
Finalmente l’ora del check-in, le 7,10. Ero preoccupata per i bagagli, di dover pagare il sovrapprezzo, invece fortunatamente quei 2 kg in più nel totale non me li ha fatti notare, né tantomeno pagare. Riguardo al bagaglio a mano, con Lufthansa avevo disponibilità fino a 8kg che escluso il pc neanche raggiungevo, più la borsa a tracolla che me l’ha considerata borsa personale. Insomma con i bagagli tutto ok, ma il peggio doveva ancora venire. MAI PIU’ BAGAGLIO A MANO SENZA ROTELLE! Già la mia tracolla era piuttosto pesante, ma trascinarmi quel borsone per ore è stato sfiancante oltre il mio limite! Pesava quasi 10kg!
Il volo Roma-Francoforte è stato una passeggiata, ho dormito quasi sempre e mi ero scelta un posto vicino al corridoio in modo da potermi "sbracare" un pò. Inoltre i braccioli “mediani” tra i sedili si potevano alzare, quindi non ero troppo compressa. (NOTA PER IL LETTORE: sono obesa quindi molto voluminosa nella zona sedere-cosce, troppo per certi sedili) Ci hanno servito un ottimo snack: una specie di mini-prezel spalmato con burro all’interno (o era formaggio tipo Philadelphia?). A Francoforte ho aspettato solo un’ora prima di potermi recare al gate, ma poi è stata una bella trafila di controlli. Mi hanno fatto aprire la borsa, togliere gli stivali e passato addosso quella palettina/metal-detector. Mi sembrava strano dovermi presentare al gate alle 14,00 quando il volo era alle 15,15, ma poi ho capito il perché. Prima di tutto i cittadini non canadesi dovevano passare da un altro sportello per un controllo dei documenti più approfondito. Una volta seduti in sala d’aspetto poi, una signorina ci chiamava ad uno ad uno, (non ho capito se la scelta era random o toccava a tutti)  ci pesava i bagagli a mano e ci faceva pagare il sovrapprezzo. Purtroppo ero troppo intontita e confusa per capirlo in tempo e trasferire qualcosa nella mia borsa personale, così ho dovuto pagare. Stava per farmi pagare 80€ ma mi sono ricordata in tempo del PC, che infatti non viene considerato (probabilmente nemmeno il cavo e l’hard disk esterno, ma ero troppo rinco per ragionarci al momento) così alla fine ero solo a 7kg e ho pagato “solo” 20€. Simpatici tedeschi.
Salita sull’aereo altra bella scoperta: il mio posto era il penultimo in fondo e dalla parte del finestrino. Ciò voleva dire che mi sarei presa tutti gli sballottamenti della coda e per alzarmi avrei dovuto ogni volta far scomodare la persona accanto a me. Sedendomi  capii quanto sarebbe stato terribile quel viaggio: ero compressa peggio che mai e il bracciolo “mediano” non solo non si alzava, ma mi perforava il cosciotto!  Se c’era un buon momento per farsi venire un attacco di panico era quello, al pensiero di passare 12 ore in quello stato! Fortunatamente o le pilloline per dormire (roba da erboristeria, nulla di strano eh) hanno fatto effetto anche su quello, o quegli attacchi sono davvero un ricordo ormai. Quando si è avvicinata la hostess le ho spiegato che stavo troppo stretta e chiesto se fosse possibile sedersi in un sedile libero che vedevo laggiù. Lei mi ha risposto che quelli erano i sedili per l’equipaggio, e con un gran sorriso gentile ha detto che avrei potuto sedermi nella comfort class… se avessi pagato 100€ (o erano 200€?). Sempre più simpatici questi tedeschi….
Fortunatamente ho dormito per circa 3/4 del viaggio, a più riprese, e accanto a me c’era una ragazza sui 20 anni (che disegnava benissimo) che gentilmente si alzava ogni qualvolta glielo chiedevo, non mi era di troppo imbarazzo disturbarla.  In ogni caso è stata una vera tortura quel viaggio: quando in hotel mi sono spogliata avevo degli enormi lividi all’altezza dei braccioli maledetti!
Vancouver International Airport
Appena scesa dall’aereo dimenticai tutta quella tortura, rendendomi conto che ERO LI’! L’avevo fatto davvero, ero in Canada!! Ero talmente emozionata che quasi dimenticavo di andare in bagno (sull’aereo mi era praticamente impossibile). Fortunatamente mi resi conto della fila alla dogana e provvedetti prima di imbottigliarmi nel serpentone umano. Già sull’aereo ci avevano consegnato un modulo da compilare per la dogana, con i dati personali, solite domande su armi e cose simili, e motivo e durata della permanenza; decisi di scrivere 90 giorni, una via di mezzo. Dopo circa mezz’ora di coda eccomi davanti ad una poliziotta che mi fece qualche domanda. Solo allora cominciai ad avere il sospetto di aver forse sopravvalutato il mio inglese. Scrisse dei numeri sul modulo che le avevo consegnato insieme al passaporto e mi avviai al recupero bagagli. Dopo averli caricati su un carrello, come tutti mi recai all’uscita di quella zona mostrando il suddetto cartoncino al poliziotto di guardia che però, invece di indicarmi la stessa via degli altri, mi inidcò un’altra strada. Mi ritrovai a dover entrare in uno stanzone per i controlli doganali, dove c’erano già una ventina di persone in attesa in coda, ma pochissimi poliziotti al lavoro. Dopo 10 minuti nulla si era mosso e i poliziotti ancora parlavano o controllavano le stesse persone di quando ero entrata. Capii che la cosa sarebbe stata interminabile ed ebbi un altro moto di disperazione. Avevo sete, ero stanchissima e volevo solo andare in albergo e fare una doccia. Vedevo la gente esaminata dagli agenti che veniva fatta entrare in una stanza, poi riportata al punto di partenza e trattenuta ancora con altre discussioni, ad alcuni facevano aprire e svuotare i bagagli. Quando finalmente riuscii a procurarmi una bottiglietta d’acqua (cosa non semplice se arrivi in un altro stato con banconote della loro moneta, ma nessuno spicciolo per la macchinetta!) e a sedermi, mi calmai e accettai l’inesorabilità di quell’ultimo ostacolo sul mio tragitto. Rimasi in coda in quella stanza per più di due ore, tra gente di etnia soprattutto cinese, a chiedermi se il problema era stato l’aver scritto 90 giorni sul modulo. Probabilmente era così, perché quando finalmente toccò a me, il poliziotto mi trattenne al massimo 5 minuti. Mi fece le solite domande, gli spiegai che avevo abbastanza soldi per mantenermi per quel periodo e che avevo affittato un cottage e quando gli mostrai la ricevuta della prenotazione mi lasciò andare.

Aspettando la navetta per l'albergo
Finalmente libera! Finalmente potevo godermi l’emozione di essere a Vancouver! E nonostante tutto quel travaglio, l’emozione riaffiorò non appena misi piede all’esterno dell’aeroporto. Quella che vedevo in realtà era Richmond, ma non faceva alcuna differenza: il lungo viaggio era finito e ora iniziava la mia nuova vita!